Ricerca :
31.07.2014
Torna all'elenco

L'editoriale di Ambrogio De Ponti

immagine_editorIl drammatico andamento commerciale delle nostre produzioni estive, che sarebbe sbagliato limitare alle sole pesche per quanto più che rilevanti, mette ancora in evidenza i limiti che quotidianamente incontriamo nel nostro lavoro di imprenditori e di dirigenti di organizzazioni. Nei giorni scorsi ho manifestato tutta la mia rabbia per i silenzi e i ritardi con cui la Commissione europea ha eluso fino a ora di rispondere alle richieste congiunte di Italia, Francia e Spagna. È un comportamento che non solo non trova giustificazioni, ma che induce a riflessioni ancor più attente nei confronti di un esecutivo troppo sordo per le nostre esigenze. Purtroppo questa situazione mette in luce tutti i limiti e i limiti di tutti, noi compresi, che non abbiamo saputo fare meglio per evitare questo stato di cose. Ormai da anni la crisi peschicola è una costante, ma gli strumenti per combatterla sono inadeguati: non possiamo pensare i ritiri come la panacea dei nostri mali, anche se nell’immediato sono indispensabili. Occorre una strategia da mettere in campo da subito, che poi si chiami piano di settore o altro cambia poco, e di questa dobbiamo farci portavoce in Europa. Una strategia che faccia della qualità del prodotto, dei servizi e dell’organizzazione un obiettivo fermo, nella consapevolezza che anche noi possiamo fare di più.

Pur nella difficoltà, la strada che porta alle Organizzazioni dei Produttori è quella più consigliata, anche quando qualcuno sembra aver lanciato il grido “si salvi chi può”. È una sfida complessa, fatta di programmazione, di serietà, ma non possiamo disattenderla oltre. Come non possiamo disattendere oltre la corsa verso una semplificazione seria del sistema burocratico con cui ci troviamo a combattere. In condizioni normali non dovremmo usare il termine “combattere”, ma chi vive la nostra realtà non si scandalizza affatto. Come ho segnalato al Ministro Martina quando un’Organizzazione di Produttori riceve controlli e verifiche per 176 gg/anno -ovvero circa il 70% dei giorni lavorativi-, non ci sono più giustificazioni: cambiare è un obbligo. Devo dire che l’iniziativa voluta dallo stesso Ministro #campolibero, contenuta nel DL Competitività recentemente approvato dal Senato, risponde a questa esigenza grazie in particolare all’istituzione del registro unico dei controlli ispettivi per evitare sovrapposizioni e duplicazioni. Se non ci saranno problemi in fase di attuazione – e non vogliamo che ce ne siano – è un’occasione straordinaria per recuperare terreno.

Infine sono ormai in rampa di lancio i PSR per quanto concerne il periodo di programmazione 2014-2020. Abbiamo ottenuto grazie alla riforma della PAC che tra OCM e PSR ci sia coerenza e complementarietà, nella consapevolezza che le OP possono fare molto per lo sviluppo rurale. Eppure ancora oggi troviamo in qualche PSR forti resistenze al cambiamento, oramai scritto nei testi comunitari. Doppio sportello sì, ma senza sistema informativo si torna alla demarcazione finanziaria. Eppure la Commissione ha detto che non è più richiesta! Che non si riesca a fare un sistema informativo che assicuri i controlli è una cosa che non appartiene a un Paese moderno: meglio dire che non si vuol fare. Chiediamo a ciascuno uno sforzo per assicurare a tutti i produttori organizzati in OP la possibilità di accedere ai PSR senza restrizioni di antico stampo. Non è mia abitudine lanciare proclami o altro, ma la sensazione che tutti dobbiamo mettere del nostro per cambiare marcia è più che evidente.