Ricerca :
18.10.2016
Torna all'elenco

Un lusso che non possiamo permetterci - L'editoriale di Antonio Schiavelli

immagine_editorOgni anno rinunciamo a 250 milioni di euro per colpa della mancata organizzazione e  perdiamo così la possibilità di essere più competitivi sul mercato, di avere un ambiente migliore e maggiore qualità per i nostri prodotti. Un lusso che non possiamo permetterci.


250 milioni di euro annui, è questa la cifra che l’ortofrutta italiana lascia in Europa, incapace di intercettarla a causa della mancata organizzazione in OP. Una cifra considerevole, ancora più importante se si considera la destinazione: sostegno ai Piani Operativi delle Organizzazioni Produttori ortofrutticoli. Spese finalizzate alla salvaguardia ambientale, alla salubrità dei prodotti, alla mitigazione dei cambiamenti climatici… categorie ed argomenti che pur nelle responsabilità delle OP. ortofrutticole riguardano, per le loro ricadute l’insieme delle nostre comunità e l’economia generale del Paese.

Siamo il Paese che utilizza più risorse destinate ad alimentare i fondi di esercizio delle OP. (214 Meuro nel 2014) ed anche il Paese, che lascia più risorse inutilizzate. Appare naturale che incentivare, sostenere, promuovere, la nascita di nuove OP., il consolidamento e l’allargamento di quelle esistenti è interesse generale. La dislocazione geografica delle OP. fotografa un fortissimo disequilibrio tra Regioni  organizzate e Regioni in un ritardo clamoroso. Le motivazioni possono essere tra le più varie. In questa sede quello che preme rilevare è cosa possiamo mettere in campo affinché diminuisca questo gap? E in prospettiva annullarlo completamente? Quali sono gli scenari della convenienza affinché la mancanza di fiducia reciproca, il sospetto sistemico, un insieme di comportamenti opportunistici possano essere sostituiti da cooperazione e collaborazione, da comportamenti in cui la rinuncia a un pezzo di presunta sovranità aziendale a favore di un organismo collettivo possa produrre atteggiamenti virtuosi?

Appare addirittura retorico rilevarlo, ma alla luce degli indicatori proposti è necessario ribadire in tutte le sedi e in tutte le occasioni, che l’aggregazione in OP. garantisce effetti positivi per il reddito del produttore, così come garantisce riverberi sul consumatore in termini di qualità e di sicurezza alimentare. Come possiamo fare per sostenere una maggiore e diversa consapevolezza dei valori che la componente organizzata genera, sia per gli agricoltori che per i territori e le collettività? Che attraverso un Organizzazione Produttori si sostanzia, anche, un momento di democrazia economica e di positiva socialità?

Di certo, un primo elemento, dovrebbe essere rivolto a rendere più cosciente il consumatore rispetto ai valori generati dall’aggregazione in OP, al fine di creare un’alleanza tra produzione e consumo che possa limitare al minimo le inefficienze sociali, economiche ed ambientali che la mancata aggregazione dei produttori agricoli in strutture organizzate determina. Infatti, le attività che vengono finanziate nei PO si “ribaltano” in termini di benefici sul consumatore finale, per cui più aggregazione significa maggiori vantaggi per la società civile e una migliore rispondenza alle richieste della domanda di mercato. Inoltre, significa anche garantire l’offerta di prodotti con effetti positivi sulla salute e naturalmente funzionali. 

Se questo è sicuramente un compito delle stesse Organizzazioni Produttori e degli stockholder del cibo, dell’alimentazione, dell’ambiente e del paesaggio, un ruolo ancor più importante sta negli strumenti della Pubblica Amministrazione. In particolare, al fine di contribuire con una proposta concreta, ritengo necessario insistere nella possibilità di assegnare l’Aiuto Finanziario Nazionale (AFN) anche a territori che mostrano un livello di aggregazione della produzione ortofrutticola in OP superiore al 20%, ma ad esempio inferiore ai 2/3 della media nazionale (in questo modo l’AFN sarebbe destinato a regioni che si attestano al di sotto del 30% di organizzazione della produzione in OP). In pratica, sarebbe utile  prevedere un sostegno integrativo nazionale anche per quelle regioni in cui il tasso di organizzazione della produzione è superiore al 20% (limite previsto oltre il quale non si ha diritto alla AFN). 

Una proposta del genere ha l’obiettivo di creare quel quadro di convenienza per rendere attrattiva l’Organizzazione Produttori e sostenerne la crescita e la diffusione. Per noi addetti ai lavori l’ipotesi prospettata non è solo una mera richiesta di sostegno economico finanziario ma, se fatta propria dalle rappresentanze agricole e dalla Pubblica Amministrazione, rappresenterebbe il vero segnale di attenzione alla auspicata aggregazione, una vera tutela del reddito del produttore, una coerente affermazione delle garanzie verso il consumatore e i beni pubblici. Sarebbe interessante, che coloro che hanno responsabilità e ruolo, attivino un vero dibattito sulla questione, rinunciando all’immancabile riferimento a sedimentazioni culturali, a derive storiche, ad indisponibilità di natura psicologica o tradizionale.

Perché, anche in quelle Regioni in ritardo di sviluppo aggregativo, esistono buoni esempi e ottime pratiche che abbisognano di essere fertilizzate e sostenute. Utilizzare la leva finanziaria – e quella della AFN è leva portentosa – può dare risultati immediati accelerando processi e dinamiche anche molto veloci per raggiungere quell’obiettivo di rete, di aggregazione e di cooperazione universalmente auspicato.