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15.05.2014
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ASSEMBLEA UNAPROA/1. DE PONTI: INTERNAZIONALIZZAZIONE VIA MAESTRA, EXPO STRATEGICO. MARTINA: COINVOLGEREMO IL MISE
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Testata : ItaliaFruit


Teoria e... pratica dell'internazionalizzazione, ieri, all'assemblea Unaproa di Roma, impreziosita dall'intervento iniziale del Ministro delle Politiche Agricole e Forestali Maurizio Martina.
"Teoria" perché gli interventi di alto livello dei relatori hanno delineato lo scenario attuale e le possibili iniziative per elevare il livello di competitività all'estero del sistema ortofrutticolo italiano, che ha grandi margini di crescita; "pratica" perché proprio Unaproa ha presentato due progetti pensati per avere successo all'estero attraverso forme di aggregazione innovative e strettamente connesse alle tecnologie di ultima generazione.

Martina: "alleanza" a tre Mipaaf, Mise, Unaproa
Il Mipaaf, per bocca del Ministro Martina, ha dichiarato la massima disponibilità a collaborare con l'Unione presieduta da Ambrogio De Ponti per agevolare, sul fronte internazionalizzazione, la crescita dell'imprenditoria di settore. Una collaborazione che interesserà anche il Ministero dello Sviluppo Economico “con il quale è in corso un proficuo dialogo e va attivata una strategia condivisa, anche perché ci sono risorse che solo quel Dicastero può mobilitare”, ha detto Martina.

“Abbiamo tutti bisogno di capire come internazionalizzare e l'approccio di questa assemblea è molto interessante", ha aggiunto il Ministro. "Non bisogna limitarsi a un confronto con i modelli esteri né essere autoreferenziali: occorre cercare una via italiana per creare quegli spazi di cui le nostre eccellenze produttive hanno assoluto bisogno. Per fare questo, occorre consolidare la giusta mentalità nell'ambito di un processo che deve coinvolgere tutti: imprese, associazioni, Mipaaf. Guai a restare ancorati a modelli del passato”.

Martina ha quindi preannunciato che a breve convocherà un incontro tra Mipaaf, Mise e Unaproa per approfondire iniziative e contenuti dell'assemblea di ieri e far partire un “progetto operativo per l'internazionalizzazione”.

“Abbiamo un potenziale straordinario, anche sul fronte fieristico”, ha concluso il Ministro prima di fare un cenno alla Pac: "Il lavoro per la messa a punto dell'applicazione sta proseguendo, stiamo aspettando che le Regioni ci diano le loro proposte di integrazione di modifica al documento di partenza che abbiamo ufficializzato; spero nel giro di qualche giorno arrivino, siano unitarie e ci consentano di costruire la chiusura di questo impianto che credo sia oramai grosso modo consolidato''.

De Ponti: c'è bisogno di buona politica, internazionalizzare è un processo mentale
“Ringrazio Martina per la disponibilità e la concretezza – ha commentato De Ponti - e spero stia al suo posto per un po' di tempo: io in 4 anni ho già conosciuto 6-7 ministri, sarebbe ora di avere un po' di stabilità... A lui chiedo si ricominci a fare politica, a decidere”.

E sul tema dell'assemblea; “Adeguarsi al cambiamento è indispensabile per sopravvivere”, ha detto De Ponti. “Ma attenzione perché internazionalizare non vuol dire vendere all'estero: è un processo mentale, un atteggiamento culturale che deve però arricchirsi di elementi concreti; l'ortofrutta italiana è già un sistema e arriva ormai in tutto il mondo, ma se non riusciamo a esportare tanto quanto i tedeschi, che pure hanno prodotti meno apprezzati, un motivo ci sarà. Noi siamo italiani, dobbiamo trovare un modello vincente che faccia leva sulle nostre peculiarità per andare all'estero. E in concomitanza con i 20 anni di Unaproa, abbiamo deciso di fare la nostra parte”.

Una fiera-vetrina per l'ortofrutta in concomitanza con l'Expo?
De Ponti ha quindi fatto riferimento all'Expo, che per Unaproa è appuntamento strategico, e alla possibilità di fare di Tuttofood e Ipack-Ima, il cui inizio coinciderà con quello dell'Esposizione, un grande contenitore-evento anche per l'ortofrutta: “Essere presenti a Milano nel 2015 nell'ambito di un appuntamento fieristico che esprima la qualità delle nostre produzioni sarebbe notevole”.

Del Bravo: Italia esportatrice... timida
I successivi interventi dei relatori hanno fatto il punto della situazione: Fabio Del Bravo, responsabile della Direzione Servizi di mercato e supporti tecnologici dell’Ismea ha in sostanza messo in luce che l'Italia risulta troppo “timida”, quasi difensivista, nello scenario planetario, al cospetto di competitor che corrono. Il relatore ha esordito spiegando che in una fase in cui non si riesce a uscire da graduale e inesorabile calo consumi, guardare all'estero è fondamentale.

“L'export alimentare può aumentare in maniera sostanziale, da 25 a 70 miliardi di euro in 10 anni, ma ci sono tante complessità e criticità, come dimostra il fatto che per World bank l'Italia è solo 47ma nel commercio estero”, ha spiegato. “Servono maggiore organizzazione interna e un cambio di passo: la propensione all'export del settore alimentare rispetto al resto del manifatturiero, e rispetto al food degli altri paesi, è bassa, quindi le potenzialità sono enormi. Ma ancora oggi il 52% dell'export è concentrato in soli 5 Paesi: Germania, Francia, Usa, Inghilterra e Svizzera”.

Venendo nello specifico al settore ortofrutticolo italiano, Del Bravo ha ricordato che vale 7 miliardi di euro, il 25% dell'agroalimentare e un terzo del Made in Italy.

Negli ultimi dieci anni (2004-2013), il tasso medio annuo dell'export nazionale è cresciuto dello 0,8% per la frutta e dell'1,3% per gli ortaggi in volume, mentre la crescita in valore è stata più imponente, pur con grandi differenze tra prodotti: la propensione all'internazionalizzazione delle mele – ha esemplificato il relatore - è nettamente più elevata di quella degli argumi.

Per gli ortaggi, l'Italia è al 16mo posto nel ranking degli esportatori con una crescita dell'11% nell'ultimo decennio, ben al di sotto dei primi otto Paesi che detengono i due terzi del mercato; per la frutta l'Italia è 6ta, e le vendite nei Paesi stranieri sono lievitate del 21% dal 2004 ad oggi.

Ma se Paesi come Cina , Canada, Usa, hanno registrato crescite enormi, l'Italia si colloca, in un'ipotetica griglia planetaria, tra i “piccoli esportatori in difesa”. Anche per la scarsa apertura a nuove mete: il riposizionamento territoriale sul fronte export si è rivelato importante solo per la frutta (perdita di peso sostanziale dei mercati tradizionali, in primis della Germania) mentre i nuovi Paesi entrati nella Ue si sono rivelati opportunità importante anche per gli ortaggi.

Infine una battuta che lascia ben sperare sulle prospettive: “Nel periodo 2014-2017 la ripresa sarà trainata dai mercato avanzati e l'export agroalimentare crescerà più velocemente del resto del manifatturiero”.

Lanini: logistica tallone d'Achille
Altra relazione di “scenario”, quella di Luca Lanini, professore di Logistica agroalimentare. L'Italia esporta ortofrutta in un centinaio di Paesi (86 quelli raggiunti dalle mele, 78 dal kiwi) e conosce i meccanismi dell'esportazione ma, ha detto Lanini, inadeguatezza dimensionale delle imprese, inefficienze logistiche e eccessiva burocrazia frenano lo sviluppo Oltralpe e Oltreoceano.

 “Il nostro Paese non deve giocarsela sulla quantità ma sulla qualità. Internazionalizzare vuol dire far crescere la capacità competitiva dei sistemi produttivi. Sono quattro oggi i punti chiave da tenere in considerazione: export, crisi, nuovo paniere dei consumi e logistica.

Il settore è oggetto di prepotente sviluppo, l'export di frutta nel mondo dal 1990 al 2013 è raddoppiato, e cresce notevolmente il commercio internazionale via mare: 92 milioni di tonnellate a fronte dei 40 milioni del 2002.

Le prossime sfide saranno fare gamma e mantenerla, gestire i consumi fuori stagione, soddisfare la domanda di prodotti ad alto contenuto di servizio, operare in maniera integrata nella supply chain in un contesto di mercato che vedrà la crescita delle imprese commerciali, distributive e logistiche.

Il problema è che nella logistica Italia è agli ultimi posti per competitività: “per World bank siamo 81 mi su 142 Paesi per qualità delle infrastrutture portuali e 59mi per qualità delle strade. Il costo della logistica italiana è più elevato dell'11% rispetto alla media europea: il nanismo industriale si ripercuote sulla logistica che, complice le inefficienze del pubblico, non è all'altezza della situazione”.

Il convegno si è concluso con gli interventi di Massimo Lucidi, direttore generale Banca Popolare del Lazio e Riccardo Redaelli, responsabile operativo Servizio Internazionale Centrale Banca Popolare di Sondrio.

Mirko Aldinucci
editor
mirko@italiafruit.net

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